Pubblicato il 2021-10-13
Ci sono molte vie di accesso alla Gallura: ci si può arrivare per via aerea, atterrando allʼaeroporto Costa Smeralda; via terra, tra i campi di Valledoria, in mezzo ai boschi di Bortigiadas, su per il passo del Monte Limbara o attraverso le gallerie di San Teodoro; via mare, dal golfo di Olbia o passando le Bocche di Bonifacio. E ci sono anche quelli che vi accedono per la via dei sensi, sorseggiando un calice di scintillante Vermentino di Gallura. È proprio così. Sempre più persone nel mondo scoprono il nome di questo territorio unico e sorprendente [1] dalle etichette dei suoi vini più prestigiosi.
Se anche tu sei uno di questi viaggiatori sensoriali, che ne dici di risalire la via che dal calice conduce fino alla sorgente del gusto? Percorrendo le strade della regione, incontrerai tanti vigneti, anche di grandi dimensioni, gestiti da giovani e innovative aziende agricole [2]. Per prender parte alla vendemmia del vermentino puoi provare a contattare una delle circa cinquanta cantine del territorio, da quelle più blasonate e strutturate alle più piccole ma non per questo meno interessanti.
Noi abbiamo provato questa esperienza con la giovanissima cantina Pastores, di Pino Nolis e Daniela Mela, che si trova nel Comune di Arzachena, lungo la strada per Palau, nella località chiamata Tíana [3]. La piccola cantina si trova proprio allʼinterno di uno stretto e lungo vigneto delimitato a monte dalla strada statale Orientale Sarda e a valle della ferrovia regionale a scartamento ridotto che collegava Tempio con Palau e che ora è percorsa stagionalmente dal turistico Trenino Verde. La parte bassa della vigna Pastores è dedicata alle uve Cannonau, mentre le rigogliose viti di vermentino occupano la parte alta.
Da quassù, la prima luce del mattino ci regala una vista sublime sulla campagna gallurese: allʼorizzonte i monti del Limbara e di Luogosanto, boschi di querce, mandrie e greggi al pascolo, inframmezzati da vigneti e da caratteristiche creste e cupole granitiche, come quella del Monte Tiana, tanto vicina a noi che possiamo scorgere sotto la cima i massi megalitici dellʼaltura fortificata di epoca nuragica. Ma è il verde intenso delle viti che rapisce definitivamente lo sguardo. Vien voglia di tuffarcisi dentro... E così facciamo! I proprietari, i lavoratori e gli aiutanti volontari ci salutano con allegria e ci armano di cesoie e cassette [4].
Cʼè chi è già allʼopera e nel frattempo chiacchiera con i vicini di filare. Ci uniamo al lavoro e ai dialoghi. Con una mano sciogliamo il primo grappolo dai tralci e dalle foglie e con lʼaltra lo tagliamo sul peduncolo; mettiamo lʼuva nelle ceste e proseguiamo di pianta in pianta, fino alla fine del filare. Si sente un canto provenire da chissà dove, nel mare di pampini verdi. Ragazzi e ragazze scherzano su un piccolo carrello trainato da un trattore. È lʼallegria della vendemmia fatta come una volta, un lavoro comunitario dove la gioia di stare assieme in campagna cancella la fatica e predispone allʼincontro e alla condivisione di racconti e impressioni. Mentre facciamo una pausa per sbocconcellare qualche acino succoso e sgranchirci le mani e la schiena, sentiamo che ci chiamano per il pranzo, una ricarica necessaria e graditissima, prima delle operazioni finali del pomeriggio: la diraspatura e la pigiatura dellʼuva dentro i grossi mastelli, nei quali anche questʼanno si ripeterà la millenaria alchimia della vinificazione [5].
[1] Gallura. Un nome antico. Tanto antico che i linguisti faticano a trovarne lʼorigine e il senso. È il nome della regione nordorientale della Sardegna, da sessantanni la meta più ambita da chi cerca spiagge da sogno, un mare di smeraldo, paesaggi pittoreschi e vita notturna. Ma la Gallura è soprattutto un vasto territorio agropastorale, ricco di produzioni dʼeccellenza e peculiari nel panorama sardo, come il formaggio vaccino detto buttòni di càsgiu, la carne di manzo allevato allo stato semibrado, il liquore di mirto, i dolci a base di ricotta chiamati casgiatini, il miele amaro, la pasta fresca di tricu còssu come li cjusòni e li pulilgiòni, il piatto unico detto suppa cuata o "zuppa gallurese" e altro ancora.
[2] Fino a pochi decenni fa le vigne erano tante ma di piccole dimensioni, perlopiù riservate al consumo familiare o al conferimento presso le storiche cantine sociali di Tempio e di Monti. Dal 1996, con lʼottenimento della Denominazione di Origine Controllata e Garantita (lʼunica in Sardegna), il Vermentino di Gallura si è distaccato dal generico (ma comunque ottimo) Vermentino di Sardegna DOC, diventando il fiore allʼocchiello del settore vitivinicolo gallurese. Il territorio esclusivo di produzione è quello dei comuni della regione storica della Gallura e di tre comuni del Montacuto: Berchidda, Oschiri e Monti. Il vasto Comune di Arzachena ospita molti vigneti di piccole e grandi dimensioni e vanta affermate aziende vitivinicole come Capichera e Surrau, ma anche tante piccole realtà emergenti.
[3] Pastores è unʼazienda agricola a conduzione familiare con sede a Luogosanto, orgogliosamente basata sulla produzione di formaggi pecorini tradizionali, carni e salumi. Da alcuni anni ha cominciato a diversificare e arricchire il proprio paniere di prodotti con carni e formaggi vaccini, e vini cannonau e vermentino. Presso i locali della cantina, proprio nel cuore del vigneto, è inoltre possibile degustare e acquistare i prodotti dellʼazienda e alloggiare in comode camere con vista sulla vigna e la campagna circostante.
[4] Per vendemmiare in modo comodo e con pochi rischi, ti consigliamo di vestirti in modo leggero ma con pantaloni lunghi, scarpe comode da campagna o da trekking, e magari un cappello a tesa larga per ripararti dal sole. I pericoli sono costituiti soprattutto dagli strumenti da taglio come le cesoie, che occorre maneggiare con cautela, ma anche da possibili punture di insetti come api, vespe e ragni che si annidano nei grappoli, e infine dai contenitori per la raccolta delle uve, che è sempre meglio non caricare troppo, per evitare sforzi eccessivi.
[5] Il Vermentino di Gallura si vinifica "in bianco", ovvero senza macerazione delle vinacce, che vengono estratte dal mosto sùbito o dopo poche ore. Particolare cura è riservata allʼigiene e alla preservazione degli aromi e dei profumi per cui è tanto apprezzato. Il bouquet è elegante, lievemente aromatico e floreale. Quando si degusta giovane ha un bellissimo colore paglierino con riflessi verdognoli. Al palato il vermentino rivela la sua buona struttura e il suo tenore alcolico (generalmente attorno ai 13-14% vol.), è morbido e minerale e se vinificato in purezza lascia un nota finale di mandorla amara. Per degustarlo nel migliore dei modi, è bene accompagnarlo a piatti a base di pesce o crostacei, dagli antipasti ai secondi, ma cʼè anche chi lo apprezza con carni bianche, specie se alla griglia.
2022-10-17
2021-10-25
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